Amabili resti

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by Chiedi alla Polvere

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Ottobre 17, 2023

DEPECHE MODE – Enjoy the silence (1990)

Words are very unnecessary,/they can only do harm./All I ever wanted,/all I ever needed/is here in my arms./Words are very unnecessary,they can only do harm. – Le parole sono davvero superflue,/possono solo far male./Tutto ciò che ho sempre voluto,/tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno/è qui tra le mie braccia./Le parole sono davvero superflue,/possono solo far male.

All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro? Difficile dar torto alle dolenti parole che ne “I Sepolcri” Ugo Foscolo indirizzava al suo amico Ippolito Pindemonte; eppure nei millenni il culto del ricordo, eternato nei cippi funerari come nella più modesta sepoltura a terra, non ha mai smesso di consolarci e di tentare la via di un ultimo ponte tra i vivi e i morti. Il cimitero è l’espressione universale di questo tramite cui tutti ricorrono, anche i più scettici o disillusi, fosse anche solo per una veloce visita. Certo, è indubbio che il sedicente civilissimo Occidente, almeno a partire dagli anni 80, abbia avviato una sorta di rimozione del concetto di morte, come se la fine non riguardasse più l’uomo, ma fosse un inciampo occasionale di cui è bene tacere per non turbare le coscienze. Al contrario, gli antichi greci, fin dai presocratici avevano stabilito due grandi direttrici guida per la conoscenza della nostra finitudine, sia che si trattasse del divenire di Eraclito sia che ci si consegnasse all’essere di Parmenide. Nessuno poteva sfuggire all’ultimo passo: non a caso gli uomini venivano spesso definiti mortali, a richiamare il comune destino. Quello visitato stavolta è un cimitero che è inserito in un altro più grande, normalmente frequentato, sia pure con alcune zone in chiaro dissesto a causa del terremoto del 2016. La mia visita ha riguardato la più vecchia area assegnata dal 1865 al 1920 alle sepolture riservate a cittadini di religione ebraica, che originariamente disponevano di un’area nettamente separata da quella riservata ai cattolici, quasi a voler marcare una differenza, anche fisica, tra i diversi culti. Nel tempo, l’incremento della popolazione e forse una migliorata sensibilità per le differenze di culto, hanno determinato la fatale congiunzione dei due cimiteri, sebbene con un’evidente demarcazione, accentuata dal fatto che il più antico cimitero ebraico è esso stesso diventato un preciso luogo a parte rispetto a quello omologo, ben più recente e di costante manutenzione, che gli è attiguo. Di fatto le più vecchie sepolture ebraiche sono ormai definite da una piccola selva, in cui ci si addentra oltrepassando dei malmessi muretti a secco per infilarsi in un micro cosmo che un tempo conteneva 5.400 salme e oggi una marea di fameliche zanzare e moscerini che hanno tormentato me e il mio fido sodale per tutto il tempo dell’esplorazione. Oltre alla vegetazione classica di questi luoghi, è stato insolito trovare così tante piante di alloro e non poche di papiro, in realtà con chiari rimandi alla Bibbia e alla flora delle oasi desertiche. Ovviamente, la differenza più grande rispetto ai consueti segni di devozione cattolici, è stata quella di trovare pietre o sassolini sulle tombe, al posto dei fiori, anch’essi nella più antica tradizione ebraica, che ricorda il suo popolo vagante nel deserto. Non manca, proprio verso la fine della visita, un paio di scarpe da donna accanto a una tomba dai dati pressoché illeggibili, anche se non è difficile capire il motivo di tale segno di rispetto. Le tombe sono quasi tutte modeste, salvo poche cappelle, in diverse delle quali i segni di tempo hanno fissato una tragicità che viene sottolineata da cognomi che si ripetono anche nelle sepolture a terra, secondo una linea di identificazione che non lascia spazio ad equivoci: Beer, Trevi, Ascoli, Morpurgo, Sonnino. L’elenco potrebbe continuare e chiunque potrebbe ampliarlo senza problemi. La visita volge al termine con grosso rammarico per le fameliche zanzare che ci hanno letteralmente divorato. Passiamo per il tratto del nuovo cimitero ebraico, ormai in piena efficiente manutenzione, e rientriamo alla base molto toccati dall’esplorazione, ma stavolta le zanzare non c’entrano nulla. Shalom!

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