Occhi al soffitto

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by Chiedi alla Polvere

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Aprile 17, 2023

CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL: “Feelin’ blue” (1969)

Hey, look over yonder, out in the street,/people laughin’ by, walkin’ easy./Now, I’m no sinner, but I ain’t no saint./If it’s happy, you can say I ain’t. – Hey, guarda laggiù, per la strada,/gente che ride, che cammina tranquillamente./Ora, non sono un peccatore, ma non sono neanche un santo./Se sai cosa vuol dire essere felice, puoi essere sicuro che io non lo sono.

La chiesa che presento stavolta me la stavo puntando da almeno tre anni, ma ogni volta che tentavo un ingresso ero puntualmente respinto dai rovi e dai catenacci ai portoni d’ingresso. Quando capitavo in zona, più di una volta ci buttavo un’occhiata nella speranza di trovare una concreta possibilità di esplorarla, ma sempre invano. Pochi giorni fa ho notato che stavano disboscando l’area circostante e così mi sono deciso a ripassare con la consueta attrezzatura, trovando finalmente un comodo e insperato accesso da un portone laterale che presentava il catenaccio sciolto e appoggiato sugli anelli di chiusura. La visita è stata necessariamente breve (una mezz’ora scarsa), ma quanto basta per illustrare le meraviglie degli affreschi alle pareti e al soffitto che impreziosiscono la chiesa, da molto tempo non più utilizzata per le funzioni religiose. So che l’edificio ora è in capo a privati e risulta incredibilmente non assoggettato ad alcun vincolo o protezione delle Belle Arti. L’impianto risale al XV secolo, precisamente al 1465; l’edificazione avvenne per iniziativa della locale Corporazione dei Lanieri, che riuniva gli artigiani dediti alla tessitura. L’ubicazione è in un punto nodale di un percorso alternativo a quello più conosciuto e reclamizzato dei cammini lauretani. Esiste un diverso e antico percorso di pellegrinaggio verso la Santa Casa di Loreto, trascurato dagli storici ufficiali, proveniente da sud e precisamente identificato con l’antica Salaria Gallica. Questa alternativa via Lauretana parte da Roma con la Salaria verso Ascoli per poi deviare verso nord e dirigersi verso l’antica Helvia Recina, incrociando la classica via Lauretana della val di Chienti, che giunge alla destinazione finale di Loreto. La chiesa che ho visitato nel 1619 fu in parte ricostruita e ristrutturata con le precise finalità di favorire il passaggio dei pellegrini all’interno dell’edificio, che infatti non ha una facciata tradizionale ma soltanto una finestra. Gli ingressi, non a caso, sono situati sui due lati lunghi della navata, perché lo scopo doveva essere quella di avere un ingresso comodo dalla strada per i pellegrini diretti a Loreto e provenienti da sud, quindi con l’attraversamento della navata, sosta per la preghiera e uscita sulla porta al lato opposto, da cui proseguire il pellegrinaggio verso Loreto. In pratica, si creava una sorta di precedenza a favore dei pellegrini che, si ipotizza, avessero la possibilità di interrompere temporaneamente il normale svolgersi della rituale funzione che si stesse celebrando. La particolare conformazione della chiesa e delle sue aperture, modificate in relazione alle esigenze dei pellegrinaggi, conferiscono un’originalità alla struttura, peraltro ripetuta in altre chiese del percorso lauretano, ma non basterebbe, da sola, a giustificare una visita. L’eccezionalità degli affreschi presenti all’interno e il loro più che discreto stato di conservazione sono i veri motivi del mio interesse e il fatto di averli potuto ammirare di persona, sia pure per un tempo forzatamente limitato, credo sia stato un raro colpo di fortuna. Straordinaria è tutta la parte alta delle pareti con uno specifico riferimento alla volta, impreziosita da pregevoli pitture risalenti al XVII secolo, che denotano un sapiente uso della prospettiva, contribuendo a un effetto scenico stupefacente. Me ne sono tornato indietro ripercorrendo lo stesso percorso, una volta accertatomi che la canonica retrostante era pressoché crollata. A malincuore sono uscito, non appena ho fatto caso che i rumori dei decespugliatori di quanti stavano ripulendo la zona cominciavano a diminuire e non era proprio il caso di rimanere chiuso dentro. Ho raggiunto l’auto a poche centinaia di metri accompagnato dalle parole di John Fogerty, che immaginavo per introdurre la scheda: né peccatore, né santo. Io, modestamente, aggiungerei di non essere mai stato un pellegrino, nel senso di un amante delle camminate in gruppo. Camminare fa bene alla salute, ma è meglio farlo da soli o con una compagnia sparuta e ben selezionata. Insomma, continuo a preferire l’urbex.

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