Dà fastidio se fumo?

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by Chiedi alla Polvere

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Dicembre 16, 2021

RAGE AGAINST THE MACHINE: “Sleep now in the fire” (1999)

The world is my expense,/the cost of my desire./Jesus blessed me with its future/And I protect it with fire – ll mondo è il mio sacrificio,/il costo del mio desiderio./Gesù mi ha benedetto con il suo futuro/e io lo proteggo con il fuoco.

Un originale youtuber marchigiano, reso famoso dalle sue incursioni nei luoghi abbandonati, visitò nel luglio 2019 la villa che vi presento e, credendola infestata dagli spiriti di anime diaboliche, pensò bene di purificarla con un rito che prevedeva il fuoco. Fatto sta che il l’innocente fuocherello, probabilmente ravvivato da oggetti infiammabili presenti sul posto, finì col divampare con violenza, avvolgendo nelle fiamme l’intero edificio e parte del parco adiacente con conseguente intervento dei pompieri, seguito da tutte le naturali conseguenze che si danno in casi come questo. Ancora si discute se possa essersi trattato di comportamento colposo o doloso e, a scanso di equivoci, diversi giornali locali non si sono fatti scrupolo di mettere il nome del malcapitato autore nei loro articoli, senza riguardo per la privacy che è prevista per chi incappa nei rigori della legge. Il preambolo è giusto per dire che è stato solo grazie alla dovizia di particolari che certa stampa locale ha dato alla vicenda che mi sono incaponito a rintracciare l’ubicazione del luogo del misfatto, quella sì tenuta ben nascosta dalle cronache. Alla fine, sono riuscito nell’impresa di individuare la selva che nascondeva la villa, o per meglio dire i suoi pietosi resti. Due sono stati motivi fondamentali per farmi convincere e cioè il fatto che non ho mai visitato un luogo che ha patito un incendio e, ça va sans dire, la presenza di una piscina, fatto che scatena puntualmente le mie brame di ricerca. Per raggiungere il posto ho realizzato che bisognava diffidare della via più breve indicata dal navigatore, altrimenti sarei dovuto passare per dei tratturi di campagna in cui, incontrando qualcuno sul senso opposto, le regola non scritta è che uno dei due debba buttarsi nel fosso; così ho preferito allungare di diversi chilometri per la provinciale e accettare una deviazione che mi ha portato a destinazione in meno di un chilometro senza problemi. La villa è nascosta da un sentiero erboso di poche centinaia di metri, nel cui percorso ho dovuto scavalcare diversi alberi letteralmente bruciati e rinsecchiti dal fuoco, che ostruivano il cammino. L’edificio, come si nota dalle foto, ha mantenuto apparentemente intatta la muratura, ma gli interni sono stati totalmente devastati dal fuoco e di fatto non esistono più stanze ma solo ammassi di oggetti deformati dalle fiamme uniti a un’indefinibile poltiglia, ormai secca, che ritengo possa essere effetto dell’azione dei solventi utilizzati dai pompieri. A suo modo, pure questa è stata un’esperienza e alcune foto degli interni mi hanno rivelato una realtà inconsueta, in cui gli oggetti sembravano usciti da un mondo alieno. La piccola piscina, seppure graziosa nella sua forma vagamente ovale, è invasa dalle felci che ormai si stanno ripiegando verso le sue acque piovane putride. Uscendo, ho trovato un beffardo augurio di buon natale conficcato sul tronco di un albero, ma qui le feste sono finite da un pezzo. Certamente l’incauto fuochista ha dato il colpo di grazia, ma le foto della villa risalenti a dieci anni fa, epoca della messa in vendita, dimostrano che il prezzo richiesto per l’acquisto (529.000 €) era oggettivamente alto e m’immagino gli sforzi del povero immobiliarista per tentare una vendita improbabile di un complesso che, come correttamente riportato nell’offerta, doveva essere sanato in più punti, era mancante di manutenzione e, per giunta, aveva la ferrovia a poche centinaia di metri su cui sfrecciano a tutta i treni ad alta velocità. Chiaramente dopo l’incendio è stato tolto il cartello “vendesi”, presente in una foto dell’agenzia che lo immortalava nella sbarra di accesso al vialetto d’ingresso. Non so dire il perché, ma, riponendo la mia attrezzatura fotografica, mi è caduto lo sguardo sulla sbarra penzolante e su quel cartello rimosso. Mi è scattato immediatamente un déjà-vu dei primissimi anni novanta. Passeggiavo per Roma e lo sguardo mi cade su un annuncio di vendita affisso accanto a un portone, probabilmente per l’effetto causato dal cartonato su fondo arancione con effetti optical. In quest’orribile cartello un tizio divulgava al popolo capitolino l’offerta che segue: “Vendesi Fiat Duna marciante e accessoriatissima. Telefonare ore pasti (seguiva il numero telefonico) e chiedere di Maurizio”. Il riscatto della parte romana di discendenza pasquiniana era segnato con un pennarello nero: “A Maurì, magna tranquillo!”.

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