L’ultimo volo di Laura

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by Chiedi alla Polvere

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Novembre 9, 2022

DEPECHE MODE: “Leave in silence” (1984)

Reached our natural conclusion,/outlived the illusion. – Abbiamo raggiunto la nostra conclusione naturale,/siamo sopravvissuti all’illusione.

Le aspettative su questo obiettivo erano diverse dal risultato che ho ottenuto, ma non sono rimasto deluso, semmai sorpreso da quello ho scoperto durante la visita. La villa in questione è conosciuta come quella dei volatili ma, sebbene ci siano motivi per questa scelta, il fatto che così possa essere confusa con un’omonima e più famosa villa del nord Italia mi ha indotto a nominarla diversamente. L’abitazione è degli inizi del secolo scorso, a pianta rettangolare, disposta su due piani, di dimensioni medio piccole, di impatto modesto e sobrio; la si raggiunge da un breve viottolo che può consentire il passaggio di un’auto. Per me e il mio fido compagno d’avventura non è stato semplice entrare, poiché tutti gli ingressi ufficiali erano stati sigillati ma, proprio quando eravamo sul punto di abbandonare, per puro scrupolo sono andato a verificare un punto assurdo. Ebbene, da lì, sia pure con qualche stento, si entrava. Ci siamo trovati al pianterreno, letteralmente circondati dal totale disordine della cucina e delle altre stanze. Era come se il contenuto di tutti i cassetti e le ante delle vetrine fosse stato riversato sui tavoli e sui divani. Comunque, nel caos non mi sono perso d’animo e ho isolato gli oggetti più insoliti, tutti rigorosamente sixties o poco oltre, che colpivano il mio sguardo, ed ecco apparire un caleidoscopio di meraviglie che credevo perso per sempre: uno dei primi giradischi a microsolco (questo addirittura fine ’50), rare collezioni di classica che avevano anche i miei genitori, e poi sveglie e orologi presenti in ogni stanza, oltre a barattoli di prodotti alimentari con i colorati marchi del periodo. Un autentico tuffo nel passato, che si è ripetuto al piano superiore, quello di maggior pregio della casa, che presentava diverse stanze da letto, ognuna delle quali corredata dell’immancabile orologio a muro e sveglia da tavolino, un piccolo studio con librerie stipate da testi di diritto civile e pregiate opere in latino e, infine, la stanza più grande, l’ultima del piano, adibita a salotto e punto di lettura. Le volte, interamente affrescate con richiami geometri, floreali e faunistici (e qui ecco i numerosi volatili che danno il nome alla villa), sono improntate all’art déco di inizio ‘900, con abbondanza dei colori pastello, teneri verdi marini e morbidi turchesi, chiaro rimando al gusto dell’epoca. Il disordine regna anche in questa stanza che, comunque, è quella decisamente più affascinante dell’intero edificio. Io, però, sono sempre stato incuriosito dalla storia delle persone hanno abitato i luoghi che visito e così, spulciando tra le innumerevoli e disordinate carte sparse, sono riuscito a ricostruire la genealogia familiare, che faceva capo a un nome di media notorietà in zona. Certamente, fino almeno agli anni cinquanta, la villa doveva essere abitata, fra gli altri, da un avvocato civilista, almeno a giudicare dai libri presenti, e da altre persone, tra cui sicuramente un sorella nubile, sopravvissuta a questi, che dovrebbe essere mancata non oltre il 2009, ultima data di riferimento ufficiale trovata tra le carte. Questa data l’ho rintracciata tra una corrispondenza, rimasta inevasa, di una delle tante richieste di obolo religioso, cui la donna era solita contribuire. La mia possibile ricostruzione si ferma appunto al 2009, sempre che non mi sia sfuggito qualcosa di particolarmente probante. Quello che non mi è sfuggito sono le foto sparse nelle varie stanze, a volte con una presenza dolce e discreta, più spesso affastellate nella sciatteria di chi ha cercato qualcosa che non riguardava sicuramente la ricostruzione delle origini e della genesi degli abitanti della villa. Quello che è certo è che le uniche foto che ho riportato sono riferite a un periodo molto precedente agli ultimi abitanti della villa, proprio per rispettare la riservatezza dovuta a quanti sono mancati più recentemente. Il documento d’identità più recente, ammassato fra tante altre carte su un comò, l’ho volutamente trascurato fotograficamente, utilizzandone solo il nome per ricordare quella che probabilmente è stata l’ultima presenza della villa, l’unica, fra i tanti volatili dipinti alle pareti del salotto, che ha preso il volo per sempre.

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