Nervi tesi

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by Chiedi alla Polvere

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Febbraio 9, 2018

NIRVANA: Very ape (1993)

Out of the ground/into the sky/,out of the sky/into the dirt. – Fuori dal terreno/nel cielo,/fuori dal cielo/nella sporcizia.

Faccio torto al mio convincimento e, soprattutto, al capannone Nervi nell’inserire questa costruzione industriale tra gli ecomostri, ma mi limito a riportare il sentire diffuso di una parte non piccola della popolazione portorecanatese, che sembra proprio non poterne più di vedere lo skyline del litorale verso Scossicci ingombrato da questo residuo di una gloriosa stagione industriale. Il manufatto è l’unico lascito rimasto di una produzione di concimi targata Montecatini, poi divenuta Montedison; ad esso era assegnata la funzione di magazzino dei prodotti, mentre la restante grossa parte produttiva fu smantellata poco prima del nuovo millennio. La struttura in cemento armato, datata primi anni cinquanta, è costituita da una serie di archi parabolici autoportanti che coprono una luce di trenta metri, collegati in alto da un supporto a copertura. Si tratta di un classico esempio di magazzino industriale a copertura parabolica (comunemente detto paraboloide, sebbene il termine non sia propriamente esatto): maestose volte nervate in cemento armato, unione perfetta tra funzionalità ed estetica. In questa tipologia costruttiva sono solo gli elementi strutturali a creare l’architettura: tutto è ridotto all’essenziale per la sola funzionalità del manufatto. Certo ci vuole un bel coraggio a criticare l’architettura di questo edificio, unico esempio di paraboloide presente in tutto il litorale adriatico, dopo aver accettato il discutibile gusto del complesso Rozzi (Paradiso Azzurro), sterminato residence a pianta circolare contornato di giganteschi oblò, o quello di edificazioni più recenti in altri quartieri che mal si accordano con la tipologia del vecchio borgo, ma a questo si è arrivati. Recentemente il Comune di Porto Recanati, proprietario dell’immobile, ha stanziato 100.000 Euro per la bonifica dell’amianto crisotilo presente nella copertura del manufatto. Del resto, una volta tanto fortunatamente, non sembra praticabile altra via se non quella della manutenzione, dopo che il parabolide è stato sottoposto nel 2002 a vincolo monumentale dal Ministero per i Beni Culturali, consapevole dell’importanza del suo progettista Pierluigi Nervi. Altri paraboloidi nel resto d’Italia hanno avuto o stanno per avere sorte migliore di questo, che peraltro ha concentrato su di sé studi e progetti di alta professionalità per il suo recupero e riutilizzo. Non rimane che la speranza di una mano illuminata che si prenda a cuore la sorte della “Cattedrale dei gabbiani”, come viene nominato il paraboloide da chi non lo vede come uno sgorbio sul litorale.

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