Una seconda vita

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by Chiedi alla Polvere

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Settembre 30, 2019

RAMONES: Poison heart (1992)

No one ever thought this one would survive – Nessuno ha mai pensato che questo qui potesse sopravvivere.

“Le Conchiglie” di Riccione è stato per quasi venti anni uno dei più esclusivi hotel della riviera romagnola, offrendo per l’epoca servizi all’avanguardia: albergo, centro congressi e punto benessere. Il complesso alberghiero, così come è visibile oggi, comprende nel corpo principale, parzialmente rivisitato, la struttura dell’ex colonia Dalmine, progettata dall’architetto milanese Luigi Greppi, inaugurata nel 1936. Caduto il fascismo, la colonia, già adibita a ospedale militare dal 1940, venne dismessa per molti decenni. arrivando poi, a fine anni ottanta, alla profonda ristrutturazione privata che la trasformò nel moderno e lussuoso “4 stelle” giunto fino ai giorni nostri. L’attività iniziò nel 1994 e cessò nel 2012, a seguito della bancarotta di alcune delle società cui erano state affidate le gestioni delle singole attività. Questo hotel era nel mirino da tempo, ma non avrei mai creduto di incrociarlo solo per aver casualmente parcheggiato l’auto nella via adiacente all’ingresso principale e, caso ancora più fortunato, addirittura in prossimità dell’unico varco utile per l’accesso. A quel punto, ho cambiato obiettivo rispetto all’idea che avevo in mente e l’ho ispezionato, in omaggio al vecchio detto A caval donato non si guarda in bocca, interpretando l’occasione come un chiaro omaggio della stella che ogni tanto si ricorda che esistono gli urbex. Sono entrato al piano terra in quelli che dovevano essere gli ampi locali delle cucine, individuabili solo da alcuni scarni reperti, fornendo il mio sangue ai voracissimi insetti che soggiornavano in quegli stanzoni dal microclima amazzonico. Ho proseguito per una serie di corridoi finestrati sul lato mare, ancora belli e ben conservati, da cui sono arrivato alla hall, facilmente individuabile dal mobilio classico del bancone, desolatamente vuoto delle chiavi delle stanze. Salite le scale di marmo pregiato, ho perlustrato i due i piani dell’hotel e qui ho rintracciato chiari segni di bivacchi e il consueto degrado delle strutture abbandonate che continuano ad essere frequentate abusivamente, anche se, caso davvero insolito, accanto agli invitabili segni dell’uso disordinato (per usare un eufemismo), ho rintracciato bagni di lusso perfettamente intatti. Gli spunti migliori li ho trovati dalle ampie vetrate che prendono la luce dal lato mare, caratterizzate da piccole finestrature geometriche in sequenza, secondo me molto gradevoli, ma questo è esclusivo merito della ex colonia Dalmine. Questa mega struttura, che si avvale di un’ampia area circostante, piscina sul fronte mare e, sul lato posteriore, di una grande lavanderia, ora resa impenetrabile, e di un dancing, anch’esso inaccessibile, è stata recentemente oggetto di una richiesta, da parte di una società privata, per ottenerne l’acquisto su una base vicina a 20 milioni di Euro. Credo che il comune farebbe bene a dare veloce seguito alla cosa, dato che di questi tempi trovare un’acquirente disposto a sborsare certe cifre per ripristinare l’immobile alla precedente attività (sia pure con modalità parzialmente diverse) è una rara fortuna. Come d’uso in questi casi, è doveroso un augurio, anche se personalmente resto più che mai convinto delle parole dei Ramones con cui ho aperto la scheda. Rientrando in auto, dopo aver schivato un tizio che entrava (custode o urbexer?), ho trovato un’altra via per evitare la famelica colonia di insetti. Del resto, è una consolidata prassi medica quella di non sottoporsi a più di un prelievo al giorno.

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