Uno specchio di villa

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by Chiedi alla Polvere

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Maggio 31, 2021

CATHEDRAL: “The empty mirror” (2002)

Chasing my own death through life./A future trapped in yesterda,/when everything was fresh and bright./then innocence found its grave./Empty mirror, soul replacer/Empty mirror, youth taker – Inseguire la morte attraverso la vita./Un futuro intrappolato ieri,/quando tutto era fresco e luminoso,/poi l’innocenza ha trovato la sua tomba./Specchio vuoto, surrogato dell’anima./Specchio vuoto, padrone della giovinezza.

Di ritorno da una breve incursione urbex lungo il litorale adriatico, io e il mio fedele compagno di ricerche ci siamo imbattuti in una meravigliosa villa a 300 metri dal mare, che già due volte mi aveva costretto alla ritirata. Addirittura, nell’ultima occasione io e il mio sodale ci accorgemmo che nella stanza accanto alla nostra un agente immobiliare era intento a mostrare gli interni ai clienti cui era stato fissato l’incontro proprio quel giorno. Peccato che non ci fossero cartelli che avvisassero della messa in vendita del bene. Siccome non c’è due senza tre, ci siamo cimentati nuovamente alla temeraria conquista. Stavolta il dio degli urbexer pareva essere con noi e così ci siamo addentrati nella grande villa per completare il set di foto bruscamente interrotto la volta precedente. Purtroppo, a meno di tre mesi dall’ultimo tentativo, ho notato ulteriori segni di degrado: pagliericci provvisori a marcare la presenza di ospiti occasionali, stanze con meno oggetti di prima e un evidente disordine lasciato da chi non si limita a raccogliere emozioni. Nonostante ciò, la visita è stata di grande soddisfazione e sono rimasto letteralmente affascinato dalla potenza estetica di diverse stanze, non necessariamente le più lussuose. Il complesso, del resto, è di origine nobiliare con un impianto che si fa risalire al XIX secolo ed è stato proprietà anche di un notissimo industriale calzaturiero della zona, che fu rapito dall’Anonima Sarda proprio qui nel gennaio del 1977. L’uomo fu liberato tre mesi più tardi a seguito del pagamento di 750 milioni di lire, una cifra di tutto rispetto per quei tempi, che fu consegnata sull’autostrada Milano-Torino dagli avvocati dei familiari dell’industriale, i quali fissarono una carrozzina sul tetto dell’auto come segno di riconoscimento indicato dai rapitori. Questa, comunque, è un’altra storia rispetto all’esplorazione, anche se Il fatto mi era noto, ma non riuscivo a collocarlo con precisione sul territorio ed è stata per me una sorpresa sapere che il reato fosse stato compiuto proprio nella villa visitata. La costruzione, disposta su più livelli, ha una superficie totale di circa 1.200 mq ed ha sembianze di un castello con le merlature di rito sui vari terrazzi. Oltre a diverse dependance e alla chiesetta di rito, merita un’accurata visita il meraviglioso parco di 25.000 mq. organizzato a giardino all’italiana a terrazze con tanto di alberi d’alto fusto. Un altro pezzo forte è la piscina di mq. 25 x 10, molto profonda, addirittura maestosa ora che è vuota, contornata da statue di puttini. Semplicemente emozionante, ma più volte ho dichiarato su questo blog di essere affascinato dalle piscine vuote. Non so dire se sia una sindrome fantozziana (non credo); in ogni modo accetto consigli psicanalitici, purché gratis. Per chi, invece, fosse prosaicamente interessato al prezzo di vendita dell’intero complesso, sappia che è stato fissato a 1.300.000 € ormai diverso tempo fa. Io l’interesse l’avrei pure, ma mi accorgo ogni volta di aver aspettative infinitamente superiori alle mie possibilità. Sarò sempre grato a questo luogo per le rare emozioni che ha saputo suscitare a me e al mio sodale, altrettanto incredulo di fronte a tanta bellezza, sia pure nella decadenza; soprattutto, non dimenticherò mai la sensazione provata quando, ormai sul finire della visita alla villa, ho scovato una piccola stanza in penombra, occupata solo da un divano avanti a una magnifica specchiera dorata con sotto tutte sedie e poltroncine elegantissime. La luce, debolissima e mordida, filtrava appena dalla tenda sulla sinistra. Mi sono seduto sul divano e sono sprofondato nel suo abbraccio, sparendo dallo specchio. Ho sollevato la fida Nikon e ho sperato di fare centro. Sicuramente col pensiero, forse nel sogno o magari in un’altra vita, so di essere già stato in quella stanza. La sensazione provata era precisa, nitidissima. Non mi siederò più su quel divano né potrò guardare in quello specchio, che non rifletteva nulla se non se stesso. Non avrò mai 1.300.000 €, ormai lo so, ma la foto, quella la conserverò per sempre e ogni volta sprofonderò dolcemente su quel divano.

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