LUCI DELLA RIBALTA
R.E.M.: “Bad Day” (2007)
It’s been a bad day,/ please don’t take a picture./It’s been a bad day,/please. – È stata una brutta giornata,/per favore non fotografarmi./È stata una brutta giornata,/per favore.
Quest’immobile, di proprietà di un Ente Pubblico regionale, ospitava 130 persone che operavano per ricerche nel settore agroalimentare della provincia di riferimento. Il “palazzaccio”, come viene anche chiamato, è situato in un’ampia area verde collinare, su cui troneggiano i resti spettrali del mastodontico edificio di 3.800 metri quadrati sviluppati su quattro livelli, dei quali uno seminterrato e tre fuori terra. Gli uffici furono trasferiti nell’ottobre 2010 per proseguire l’attività in un’altra struttura distante una ventina di chilometri, ma i motivi dell’abbandono non sono mai stati individuati con certezza. Dapprima si motivò la decisione con i problemi, peraltro noti da tempo, legati alla franosità della collina, anche se tutt’intorno sorge un quartiere semi-residenziale, che non sembra aver patito alcuna conseguenza dal terreno ballerino; in seguito si dichiarò la presenza nella costruzione di elementi contenenti amianto, tanto che l’immobile è sottoposto ad un programma di monitoraggio semestrale, la cui ultima rilevazione ha confermato la compattezza dell’amianto esaminato che, dunque, ancora non sarebbe tecnicamente in grado di dispiegare i suoi effetti nocivi. Ora, se si pensa che l’immobile fu abbandonato nell’ottobre di otto anni fa, facendo un rapido calcolo dei canoni di locazione corrisposti per l’altra struttura, la mancata manutenzione del sito e l’abbandono della struttura, che ha comportato la totale perdita delle attrezzature e stigliature che avrebbero potuto essere utilmente riciclate nella nuova sede o comunque riutilizzate altrove, è facile stimare una perdita secca di almeno diverse centinaia di migliaia di euro. L’area è facilmente accessibile dagli squarci nella recinzione e di agevole accesso anche all’interno, nonostante la muratura dei piani bassi, per i varchi aperti da ladri a vandali, che hanno totalmente devastato gli interni, asportando, come sempre in questi casi, tutto il rame presente, distruggendo e predando ogni cosa che potesse essere rivenduta e lasciando l’edificio nel totale disordine. Si rintracciano solo modeste tracce che indicano la natura dell’attività: eleganti poltrone in vera pelle, preda dell’umidità e ormai marcite, la sala congressi in cui sono stati asportati tutti i microfoni e l’impianto di amplificazione, la totale assenza di computer e attrezzature da ufficio, e la presenza di qualche rara scrivania, probabilmente rimasta lì perché di nessun pregio. Gli unici reperti che abbondano sono i dvd promozionali, volantini e materiale pubblicitario relativi all’attività esercitata e le cataste di bollettini delle leggi regionali che ormai pavimentano il passaggio. Sono già andate deserte tre aste per la vendita dell’immobile e dell’area circostante e, nonostante i continui ribassi nel prezzo, sembra non ci siano soggetti interessati; del resto, l’attuale momento edilizio non invoglia a speculazioni ardite. La cosa paradossale di tutta faccenda è che, non più tardi dell’aprile scorso, lo stesso assessore al Patrimonio della Regione competente ha dichiarato, con specifico riguardo all’edificio, che “fu un errore abbandonarlo per trasferire l’Ente nell’attuale sede, sostenendo consistenti oneri per canoni di locazione”. Non sarà che qualcuno avrà avuto troppa fretta nel definire l’operazione? Comunque, alla fine, poco male: sono solo soldi nostri.